venerdì 9 gennaio 2015

SIGNORI E SIGNORE PER VOI UN ANNO UN GIORNO

E con vero piacere che vi presento uno stralcio di Un anno un giorno buona lettura.

Un anno, un giornoRoberta arrivò alla sede della radio Mnemosin verso le otto di sera.
Era il 3 luglio e c’era un gran fermento di gente per la strada. Colpa della partita di calcio, che da lì a una mezz’ora si sarebbe giocata allo stadio S. Paolo di Napoli: Italia – Argentina, semifinale del Campionato mondiale di calcio.
La porta era aperta. Chiamò varie volte e, non ricevendo risposta, entrò.
Una giovane, che stava lavando il pavimento, chiese chi fosse e cosa cercasse e, senza aspettare alcuna risposta, disse di ripassare il giorno dopo, dato che la radio stava chiudendo.
“  Sono Roberta. Ho chiamato prima “, disse a bassa voce.
Edwige si scusò per non averla riconosciuta e ,dopo essersi tolta i guanti di gomma, allungò una mano per salutarla.
Quando le aveva fissato l’appuntamento, Edwige non pensava che questa Roberta avrebbe realmente rispettato l’impegno.
Edwige si occupava della pulizia dell’appartamento, dove c’era la sede della radio; faceva la segretaria, selezionava i dischi da trasmettere, stilava i programmi e di tanto in tanto aveva l’onore di andare in onda con qualche suo programma.
Non aveva una paga sindacale, né un contratto, ma era l’unica, tra quelli che lavoravano alla radio, a prendere dei soldi: centomila lire al mese.
Gli altri conduttori lavoravano per hobby o per passione.
Per loro la radio era un ottimo sistema per avere contatti con l’altro sesso; in pratica si riusciva sempre a cuccare.
King era uno di questi conduttori. Capelli ricci, fisico asciutto e prestante, una voce simpatica ed un modo davvero infallibile nello stabilire il contatto con una donna: un casanova.
“Ciao! Mi chiamo Giorgio. Sono il dj King “, disse, quando Roberta entrò nello studio di registrazione.
Giorgio continuò ad armeggiare vicino al registratore a bobina: doveva mandare in onda la registrazione del programma che avrebbe impegnato il tempo fino alla mattina seguente.
C’era il rischio che il nastro s’impigliasse o che il registratore andasse in blocco. Per questo motivo controllava che tutto fosse a posto, se succedeva qualche guaio la radio rimaneva muta per tutta la notte.
Quando  ebbe finito, poté dedicarsi a Roberta.
“  Mi deve scusare. E’ capitata in un brutto momento. Ora, però, è tutto a posto “, disse King , mentre scrutava con occhio indagatore la donna dalla testa ai piedi.
“  Già “, rispose .
Roberta aveva preso dal suo scaffale un bel po’ di dischi: quarantacinque e trentatré giri. Li aveva messi in una busta e li aveva portati lì  per prestarli alla radio. Il fiore all’occhiello era rappresentato da un quarantacinque giri dei Silver Beatles, comprato al mercatino delle pulci, praticamente introvabile: un pezzo raro.
Aveva deciso di dare una mano alla radio Mnemosin, di conoscere Edwige e di parlare con quel chiacchierone di King, ora che il problema del film era stato un po’ allontanato.
Infatti l’agente della casa cinematografica, intuendo che Roberta avrebbe deciso per il no, le aveva dato tempo. Poteva dare una risposta definitiva ai primi del mese di settembre.
“Le darei certamente tutto il tempo che vuole, considerato la sua gentilezza per averci portato queste rarità, ma la prego di capire.”
S’interruppe. La osservò. Roberta sorrise. King continuò.
“ Io non so se lei è una tifosa o è appassionata del gioco del calcio. C’è l’Italia in televisione. Dobbiamo andare a casa di un nostro amico a vedere la partita. Viene anche Edwige. Perché non viene anche lei? “, chiese King, concitato e nella speranza che dicesse di no.
Ed invece Roberta accettò, anche se sapeva bene di essere un’intrusa, anche se sapeva che si sarebbe trovata a disagio a contatto con tutti quei ragazzi.

Volle provare. Per una volta volle dare ragione al suo istinto, volle abbandonare quella sua logica perbenista che le faceva fare solo azioni equilibrate e razionali.
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